PAESE – MALO

Undicesima giornata di andata

Egregi signori e signore, duchi e duchesse, principi e princi-pesse che seguono questa rubrica di ceto altolocato, eccoci al giro di boa di questo girone d’inferno che Dante spostati proprio, più sugoso di una carbonara di chef Bettio e più ricco di Pampoliate di Paperon de Paperoni. Ad onor di cronaca un plauso encomiabile ai giovani avversari di cui mi piacerebbe narrare le eroiche gesta meritevoli di pagine e pagine di Pampolio, ma ahimè tal spazio è riservato solo ai giocatoronzi paesani. Prendetevi un paio di minuti per le ultime fatiche del girone d’andata, con finale a sopressa…pardon sorpresa!

“COMPAX” PT 5 : L’unione tra il giovane Compassi e il sapiente Paxo porta all’evoluzione definitiva, nel mondo dei pokemon sarebbe catalogato leggendario, ovvero COMPAX! Le gambe, la forza, l’energia e la resistenza (oddio non esageriamo) del primo combinati con la tecnica, la tattica, la furbizia del secondo dovrebbero creare una combo infermabile, ma a differenza delle favole qui non c’è il lieto fine. La prima fusione tra i due avviene il primo tempo; seconda fase del Paese e palla in mano a Paxo (che ci fa in campo? Ma soprattutto, che ci fa in seconda fase?) che di colpo si ferma, probabilmente per tirare fiato, fa una finta di sopracciglio e scarica la palla per il suo giovane e fidato pivot arrivato a rimorchio dalle retro via. Tutto sembra andare al meglio, il corridoio libero per il goal è lì davanti al buon Francesco che, all’ultimo, decide di giocare a bowling, si trasforma in palla e butta giù i birilli leggermente spostati (gli avversari). Strike leggendario, avversario a terra per uno degli sfondamenti d’impatto più spettacolari della pallamano. Paxo, ancora lucido e con qualche energia, lo consola e aspetta un nuovo momento per collaborare col suo giovane pivot. L’occasione arriva nel secondo tempo, partita in equilibrio con Paese che sta calando vistosamente il ritmo e si affida all’esperienza per fermare la rimonta avversaria. La palla è di nuovo in mano a Paxo, che punta un avversario, finge di passare al compagno e scarica la palla verso il pivot Francy in mezzo la difesa avversaria. La palla c’è, la palla non c’è, un effetto di magia alla Houdini che però confonde anche il buon Compax che un attimo sembra averla tra le mani e l’attimo dopo gli avversari sono in contropiede. Stavolta nessuna parola di conforto da parte di Paxo, in piena crisi di ossigeno, che brontola peggio dello stomaco di Sergione quando mangia messicano e tira giù tutti i santi impegnati a giocare a poker polacco in paradiso. Compassi mani di burro e Paxo addominali di marmellata, la nuova colazione dei campioni!

“GIO” e “BRESO” PT 3   : Ebbene si, la giornata duetti non finisce e ricorda un po’ il venerdì a Sanremo! Pallamano Paese che ha infatti intrapreso questa grande avventura nel genere delle collaborazioni con l’obiettivo di arrivare pian piano a performance del calibro di Grignani e Arisa o dei Modà e Le Vibrazioni, veri capisaldi della musica italiana che han commosso un po’ tutti. Ecco quindi che capitan Bracciola, detto il Muto, di cui in partita non abbiamo mai sentito la voce dagli anni 2000, decide di farsi coraggio e sceglie il giocatore in campo più bravo ad ascoltare, il buon Giò. Non che avessimo dubbi che la combo di queste due menti sopraffine portassero in cascina qualcosa di buono, ma il risultato è ancora peggio della premessa, o, come direbbe il buon Zambo (gran studioso di grammatica, storia dell’arte e filosofia), dell’incipit.

Dopo aver subito un goal dall’ala destra avversaria, destra di mano, sul primo palo, il nostro portierone decide infatti di analizzare la cosa con il caparbio e insuperabile difensore Giò, colpevole di aver chiuso un pò troppo sul terzino lasciando un pelino troppo spazio all’ala avversaria. Cosi, durante l’azione successiva in attacco degli avversari, Breso con tono pacato e impercettibile spiega a Giò la sua versione. Ma Giò che ha un deficit di attenzione o probabilmente gioca con le cuffiette è costretto a girarsi e ad avvicinarsi al compagno per capire cosa diamine stia succedendo. I due tra segni, parole, versi e quant’altro sembrano quasi capirsi per la gioia dei numerosi psicologi e psichiatri presenti al palazzetto. Un po’ meno gioiosi i compagni di squadra, la panchina, l’allenatore e i tifosi nel vedere l’avversario che senza fretta, bevendo anche una tisana e leggendo un libro, va a tirare nel lato dove dovrebbe difendere Gio e deposita il pallone in rete dove dovrebbe esserci a parare capitan Breso. Gio Gin e Breso Tonic, una miscela perfetta!

 

“SAMU ROSSI” e “ZAMBO” PT 1: Cos’hanno in comune un coccodrillo ed una giraffa? Un ananas ed un pompelmo? Samu e Zambo? All’apparenza i due non hanno somiglianze evidenti a parte appartenere alla stessa specie: eppure entrambi amano essere tamarri, ma uno predilige auto rumorose, pelliccia e capelli ossigenati mentre l’altro ha un debole per tatuaggi fantastici e dove trovarli in bella mostra, shottini e mucche. Entrambi amano le feste, ma uno è più attratto dal mixer e si sente il nuovo david guetta, l’altro dal mixology e si ispira a qualche bartender famoso tipo Lollodec. Uno ama l’odore dello scarico e il rumore assordante della marmitta, l’altro preferisce il muggito della stalla e quell’odorino inconfondibile di aria pura profumatissima di campagna. Insomma, sembrerebbero un po’ Tommy (pardon Tom) e Jerry, o più semplicemente can e gatto, ma qualcosa quest’oggi li rende più gemelli dei Parra (o, per i nostalgici romantici, delle gemelle Ashley e Mary-Kate Olsen). Ebbene sì, ciò che più li accomuna è la capacità di non ascoltare minimamente nessunissima indicazione di coach Paxo ma di annuire con la testa e fargli credere che loro sono a completa disposizione. Così il buon Zambo nel primo tempo, dopo il timeout, decide di voler giocare a prescindere e si presenta in campo come ottavo giocatore nonostante il coach gli abbia chiaramente detto di star fuori. Lapsus ripetuto dal buon Samu nel secondo tempo che, nel dubbio, chiede ai compagni più svegli (tra cui ovviamente Zambo per chiudere il cerchio) se lui è in campo. Risultato scontato, ancora in 8 in campo e coach Paxo che annuisce anche lui con la testa, tanto nessuno ci capisce un tubo!

MENZIONE SPECIALE a GABRIEL CACIOPPO, che riesce nell’impresa di comparire in questa rubrica senza mai aver disputato un match in prima squadra (che sia la più giovane comparsa?). Il nostro Gabrielito, futuro Pallone d’Oro del Pampolio alla Micheal Owen, ora in forza all’Under 17, ha tutte le carte in regole per potersi aggiudicare il premio nei prossimi anni e lo dimostra nel match della domenica della sua Under. Partita tiratissima contro il Jolly, Paese allunga nel finale e può chiudere la partita in una seconda fase veloce…. La palla arriva nelle mani dell’ala destra beniamino di grandi e piccini, gran salto e “cavassata” di altissimo livello. DIcesi “cavassata” un tiro molto forte schiacciato per terra che crea una sorte di buca nel terreno nell’impatto e che finisce di qualche metro sopra la traversa per la gioia sconfinata della giuria Pampolio presente in tribuna. Il nome “cavassata” deriva dal suo illustre creatore, uno dei giocatori più simbolici mai entrato nella Pallamano Paese, inventore del rigore a mulinello, amante della costata al sangue condita con litri di limone spremuto, l’unico ed inimitabile Samuel Cavassa!

Il Segretario Verbalizzante

Paolo Vendramin

#pallamanopaese